La capacità di internet di annullare spazio e tempo nella trasmissione delle informazioni ha fortemente trasformato la realtà produttiva e quindi la società e la politica in tutto il mondo. Le opportunità e le problematiche del mondo globalizzato hanno natura sovranazionale anche e sopratutto a causa di internet.
Ma mentre il consenso su questa valutazione è ampiamente condiviso, nel momento in cui internet viene pensato come strumento di democrazia diretta l'analisi si fa più complessa. Alcuni attori politici sostengono che internet abbia da sè la capacità di sviluppare progressivamente un mondo più democratico e partecipato (cyber-utopisti); mentre altri sostengono persino che internet possa sostituire il ruolo di una serie di fattori della vita politica, come i partiti, o che internet possa essere considerato una fonte di cultura e informazioni ideale (cyber-centrismo). Altra convinzione, sempre nella linea del cyber-centrismo, tipica dei "cyber-entusiasti" è che internet abbia il potere di parificare il ruolo nella vita politica tra una piccola organizzazione e una grande organizzazione.
Su questo tema, un libro importante, che merita di essere segnalato per il suo tentativo di ricerca seria e documentata, è The Net Delusion: the dark side of internet freedom di Eugene Morozov, con cui l’autore si propone proprio di verificare la validità delle ipotesi che abbiamo appena menzionato.
Il primo mito che Morozov affronta è quello relativo alla forza democratica dirompente di internet. Egli documenta, infatti, con chiarezza ed esempi, quali sono i rapporti reali dei regimi autoritari con il web. In Cina, in Venezuela, in Vietnam, in Russia e in altri paesi, la rete è utilizzata anche e sopratutto dai governi per rafforzare il regime. La forme sono quella della censura per bloccare parole come "democrazia", quella del controllo per individuare i movimenti di sommossa che altrimenti sarebbero spiati esclusivamente dai servizi segreti a costi superiori, e infine quella della propaganda, arrivando a pagare blogger perché scrivano post a favore del regime e denuncino siti e blog "pericolosi per il governo". Il punto è che non esiste una capacità intrinseca di internet di essere strumento di democrazia, e l’esperienza dimostra che, nella battaglia via web tra democrazia e autoritarismo, quest’ultimo ha sempre la meglio. Laddove si sostiene, come nel caso delle primavere arabe, che internet abbia avuto un ruolo cruciale nel rovesciare il regime, in realtà è molto difficile riuscire a valutare quanto lo strumento di propaganda via web sia stato importante, e quanto piuttosto abbiano pesato le condizioni di crisi sia economica che di consenso presenti nel paese, il quadro internazionale, l’instabilità stessa dei regimi al potere e le altre dinamiche politiche classiche che costituivano l’oggetto della propaganda dei rivoluzionari, anche via internet. Senza contare il fatto che le rivoluzioni non hanno conseguito i risultati che speravano di ottenere. Il miglioramento delle condizioni in Libia e in Egitto, ad esempio, è alquanto discutibile; basti pensare, nel primo caso, all’anarchia che regna nel paese (di cui il caso drammatico dell’uccisione dell’ambasciatore americano a Bengasi è una delle tante dimostrazioni) oppure alla controrivoluzione egiziana, dove si è tornati ad un nuovo governo militare.
Il cyber-utopismo è dunque una concezione piuttosto semplicistica di quello che realmente è il ruolo di internet nella battaglia per sviluppare la democrazia, soprattutto là dove questa ancora non esiste. Si tratta di una tesi che ha riscosso un certo successo soprattutto negli Stati Uniti, dove il cyber-utopismo si è sviluppato tra molti policymakers, sia repubblicani che democratici, che lo hanno visto come uno strumento per tentare di diffondere la democrazia nel mondo a basso costo e senza imbarcarsi in scenari di politica estera molto complessi. Il problema è che una visione eccesivamente semplicistica del ruolo di internet in questo campo rischia di disorientare le forze politiche che devono affrontare un mondo già molto difficile e in continua trasformazione.
A livello globale, il mondo del cyber-centrismo è molto variegato. In Italia abbiamo, ad esempio, il Movimento 5 Stelle che sostiene che l’unica partecipazione veramente democratica è quella online, perché potenzialmente coinvolge tutti i cittadini. Negli Usa si propaganda molto il fatto che la campagna di Obama sia stata finanziata interamente da piccole donazioni via web, e si omette di ricordare l’amplissimo lavoro di contatti diretti con i cittadini, inclusa la campagna porta a porta, che ha alimentato il consenso per il presidente. Ci sono poi movimenti che utilizzano internet come unica fonte di informazione, e così via. In generale, sono molte le forze politiche che cominciano a sostenere, anche se in modo poco argomentato, che svariati elementi che compongono la realtà della politica degli Stati stanno ormai venendo via via sostituite da internet.
Ora, se è chiaro che internet è uno strumento formidabile, molte posizioni tipiche dei cyber-centristi sono invece irrealistiche. Un esempio è il mito della formazione online. La formazione online non esiste, esistono approfondimenti online. Internet è estremamente vasto e la scelta del surfer comincia da una pagina bianca con una barra di ricerca: solo la cultura personale dell'individuo lo porterà ad approfondire ciò che desidera. Un altro esempio è il dibattito. Esistono esperimenti che mostrano come il dialogo tra persone fisicamente vicine in grado di vedersi in faccia sia molto più accurato ed educato di quello online che sembra invece favorire messaggi molto banali e semplici, spesso emozionali e spesso iracondi, esposti più facilmente dalle personalità più rissose a causa di vari fattori come: l'assenza del volto nella comunicazione, la non contemporaneità della comunicazione, l'assenza di senso della responsabilità, il fatto che internet è in primo luogo un mezzo di svago, ecc..
Un terzo esempio è invece l'idea che internet parifichi gli attori e che dunque le battaglie politiche del XXI secolo sono e saranno molto più democratiche di quelle passate. In realtà è evidente che gli attori politici che più hanno beneficiato dei vantaggi di internet non erano affatto degli sconosciuti e che tendenzialmente internet funziona da cassa di risonanza per chi ha più visibilità sui mezzi tradizionali di informazione. Prendiamo, ad esempio, il Democratic Party americano e il suo finanziamento volontario da parte di privati (il cui importo non poteva mai superare i 200$). Questo fenomeno ha portato molti a credere che si sia aperta una nuova fase democratica; ma, da un lato, il DP era già conosciuto da tutti, dall'altro, larga parte della sua campagna elettorale è stata in realtà una campagna porta a porta, quindi qualcosa che, a livello applicativo, è sopratutto offline.
Un altro esempio che si cita spesso di successi web, e che in realtà non sono dipesi in maggior parte da internet, è proprio quello del Movimento 5 Stelle che ha portato molte persone nelle piazze e che è stato costantemente pubblicizzato da ogni telegiornale televisivo e dalla stampa, anche in assenza di interviste dei componenti del movimento.
Si può concludere che internet è un nuovo strumento e una nuova arena di confronto, con caratterisitiche e difficoltà peculiari, che non si sostituisce a quelli classici come le piazze e le sale e le conferenza. Internet è destinato a divenire un complemento di ogni organizzazione politica ma il suo successo dipenderà molto dalla natura e dalle capacità di tale organizzazione nel mondo away from keyboard.
In conclusione, le continue e rapidissime trasformazioni create dalle sfide del mondo globalizzato, che vedono gli Stati nazionali e la stessa politica sempre più in diffcioltà, portano molti policymakers e osservatori a cercare confusamente una soluzione facile nel web. In questo modo, la comunicazione e l'emozionalità dei messaggi rischiano di prendere il sopravvento sulla formazione politica e sulla concretezza dei progetti e degli obiettivi, favorendo contemporaneamente i partiti populisti e il progressivo distacco dei cittadini dalla vera politica, e portando alla scomparsa delle organizzazioni partitiche che pure hanno svolto storicamente un ruolo essenziale per la vita democratica.
I nodi cruciali della politica internazionale, dalla crisi economica a quelle militari, richiedono un salto di qualità della politica. Per gli europei il problema è avere la capacità di creare gli Stati Uniti d'Europa per garantire un quadro che renda possibile affrontare efficacemente i problemi, ormai sovranazionali. Illudersi che la comunicazione e l’uso di internet possano fornire, di per sé, la chiave per risolvere le crisi, rischia di essere estremamente controproducente e di ritardare il momento di presa di coscienza della necessità, oggi ineludibile, di compiere il salto di superare le sovranità nazionali per allargare l’orbita dello Stato e, con esso, della democrazia.