L’Italia si avvicina alle elezioni politiche e l’Europa trema. La politica italiana è sotto i riflettori, come un sorvegliato speciale, perché non è esagerato dire che attorno alle elezioni italiane ruota molto del futuro dell’Europa.

Il paese non sembra però esserne consapevole. Mano a mano che si avvicina il giorno fatidico in cui gli italiani andranno alle urne, si discute sempre meno dei programmi elettorali. Al centro dei dibattiti politici e delle trasmissioni televisive che dovrebbero aiutare la popolazione ad orientarsi al voto sono soprattutto slogan generici a risuonare, e lo scambio reciproco di accuse.

Tutto ciò porta molti quotidiani europei a ritenere che in Italia non ci sarebbe un candidato adatto, non solo a portare il paese fuori dalla crisi economica che ormai dal 2008 colpisce gli Stati dell’eurozona, ma nemmeno che arrivi a  godere di fiducia in Europa.

A non essere compreso oltralpe è, in primo luogo, il complicato sistema elettorale italiano, nonché il caotico scenario politico che vede in campo una miriade di partiti e di coalizioni: chi ci osserva si chiede se gli elettori italiani, fra tanta confusione, riusciranno a individuare e ad eleggere la personalità adatta a guidare il paese fuori dalla situazione di stallo in cui si trova e a dare il proprio contributo in Europa.

Il primo grande bocciato dall’opinione pubblica europea è l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il quale, secondo molti commentatori, ma anche secondo molti esponenti politici europei, “è da tanto tempo in politica; sappiamo cos’ha fatto e ciò di cui è capace: ha rovinato l’Italia e non vogliamo che faccia lo stesso con l’Europa”; oppure, si dice, “nel 2011 ha deciso di non rispettare gli impegni europei; il risultato è stato la caduta totale della fiducia nel paese, la fine dei finanziamenti e il crollo degli investimenti, col risultato di portare l’Italia sull’orlo del fallimento e di creare e condizioni per il blocco della crescita del paese”.

L’altro grande bocciato è Beppe Grillo, che non è assolutamente ritenuto all’altezza del ruolo a cui potrebbe essere chiamato. Ma, in generale, nessuno, tra i candidati, sembra essere, all’estero, particolarmente degno di fiducia, proprio a causa del pessimo confronto elettorale in cui non emergono le idee ma solo le semplificazioni e la demagogia.

Anche all’estero c’è, in ogni caso, grande attenzione in particolar modo attorno al voto dei lombardi, la cui importanza è paragonata a quella degli elettori dello Stato dell’Ohio negli Stati Uniti d’America. Dalle loro scelte, oltre che da quelle delle altre grandi regioni come Sicilia, Veneto e Campania (decisive per ottenere la maggioranza in Senato) dipenderà il futuro del governo italiano. La Lombardia, soprattutto, è l’unica regione che ha diritto a 47 senatori: 35 sono eletti con il sistema maggioritario e i restanti 12 con il sistema proporzionale.

Se questa è l’immagine che diamo all’estero, per noi italiani è invece cruciale capire che l’unica speranza per salvare l’Italia è sostenere le forze che, oltre a voler mantenere unito il paese, intendono impegnarsi concretamente per far avanzare il progetto degli Stati Uniti d’Europa.

È ormai palese che l’Italia non si salverà senza l’euro e senza l’unione politica dell’eurozona. Per questo è necessario chiedere alle forze politiche più responsabili di impegnarsi per l’avvio di un processo costituente democratico tra i paesi dell’euro, con l’obiettivo di creare un governo democratico della moneta, dotato dei poteri e delle risorse indispensabili per una vera politica economica unica orientata alla lotta alla disoccupazione e allo sviluppo sostenibile.

L’Italia non si salva senza l’Europa; ma l’Europa ha bisogno di un’Italia seria e responsabile per completare il suo processo dall’Unione monetaria all’Unione politica, verso gli Stati Uniti d’Europa.

 

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