Tutti i leader politici in Europa sono d’accordo a parole sul fatto che sarebbe necessaria una politica estera e di sicurezza europea credibile ed efficace per affrontare le principali crisi internazionali, non ultima quella scoppiata con il conflitto israelo-libanese. Ma dalla caduta della CED ad oggi nessuno in Europa si è battuto per creare una tale politica, sacrificando le sovranità nazionali a favore di una sovranità europea.
Questa amara realtà è riecheggiata anche nell’intervento del Presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi, in occasione della consegna del Premio Internazionale Alcide De Gasperi (Trento, 19 agosto 2006). Riferendosi a quanto sta accadendo in Libano, il Presidente Ciampi ha detto che la difesa europea, dopo il fallimento della CED, è rimasta accantonata per decenni. Ma, ha proseguito, “nel mondo turbolento di oggi è più urgente che mai… Malgrado gli importanti progressi realizzati la Politica europea di Sicurezza e di Difesa rimane l’anello debole delle politiche comuni… Di fronte al conflitto israelo-libanese, che rischiava di divampare in un più vasto incendio, l’Italia, la Francia e altri Paesi europei hanno fatto molto per far tacere le armi. Ma se l’Unione europea, forte di solidi rapporti di amicizia con tutte le Nazioni di quella tormentata regione, fosse subito intervenuta come protagonista di un’opera di pacificazione, la nostra azione sarebbe stata sicuramente più efficace… Deve essere perseguito l’obiettivo di una politica estera e di difesa comune europea, affinché il nostro continente disponga di un efficace strumento di pace, di presenza attiva sulla scena internazionale”.
Ma il problema della difesa non può rientrare semplicemente nel novero delle politiche “comuni”. La realtà è che esso si può affrontare solo se si rilancia la politica federalista inaugurata da Alcide De Gasperi e da Altiero Spinelli e se si abbandonano le illusioni che il modello comunitario fondato sulla cooperazione fra Stai sovrani possa funzionare in questo settore. E’ stato lo stesso Presidente Ciampi nel suo intervento a Trento, a ricordare come , il 31 dicembre 1951, l’allora Primo Ministro De Gasperi, al rientro dai negoziati di Parigi sulla CED avesse dichiarato alla stampa: “… La delegazione italiana ha proposto che la Comunità di difesa sia dotata di un organo a carattere parlamentare e che questa Assemblea determini entro sei mesi dall’inizio della sua attività, il progetto di costituzione federale e confederale”.
I federalisti europei sanno che quelle parole non caddero dal cielo, ma furono il risultato di una ben precisa azione condotta dal Movimento Federalista Europeo e da Altiero Spinelli in particolare, di cui possiamo citare alcuni passi di un suo discorso tenuto a Roma il 21 Gennaio del 1951, fatto allora circolare con un opuscolo intitolato Difesa europea e costituente europea, che testimonia dell’intensa attività condotta a quell’epoca e del ruolo giocato dal MFE.
In quel discorso, che terminava con il ricordo dell’invito rivolto a De Gasperi il 4 Novembre precedente al Sistina “a prendere un’audace iniziativa per fondare gli Stati Uniti d’Europa”, Altiero Spinelli sottolineava che “solo se ci decideremo a metterci al lavoro senza indugi per creare lo Stato federale europeo, il problema della difesa sarà risolto…. Perché la Federazione europea non è un obiettivo di là da venire, successivo a quello della difesa. Essa è lo strumento, l’unico strumento, per organizzare la difesa dell’Europa. Il resto è retorica… Noi abbiamo perciò chiesto con la nostra petizione in favore di un patto di unione federale e chiediamo con la nuova campagna che inizieremo ora, che gli Stati disposti a federarsi – e in particolare all’Italia, alla Francia e alla Germania – di impegnarsi subito con un trattato fra di loro a convocare entro pochi mesi un’Assemblea Costituente europea con il mandato di elaborare la costituzione federale… Per elaborare questa legge fondamentale della nuova Europa sarebbero sufficienti da quattro a sei mesi. E nel giro di un paio di altri mesi si potrebbe giungere alla ratifica da parte di vari Stati e si potrebbe dare inizio alla creazione degli organi da essa previsti”. E così proseguiva in relazione ai difficili momenti che stava attraversando allora l’Europa: “Di fronte alle misure militari che gli Stati democratici d’Europa stanno prendendo, noi federalisti diciamo che esse non sono atti inutili ed ingannevoli, ma necessarie misure di emergenza, a patto che si proceda senza indugi alla convocazione di un’Assemblea costituente che crei lo Stato federale europeo”.
A distanza di oltre cinquant’anni, se non si vuole ridurre il progetto europeo a semplice retorica, una retorica sempre più mal sopportata dalle opinioni pubbliche nazionali, occorre ribadire che chi vuole l’Europa deve battersi per fare lo Stato federale europeo e che farlo implica mettere gli Stati fondatori di fronte alle loro responsabilità storiche e politiche di sottoscrivere un Patto federale. Se gli europei continueranno a non imboccare questa strada, è facile prevedere che i loro sforzi e le loro scomposte e divergenti iniziative in campo internazionale, a partire da quelle in Libano, saranno votate all’insuccesso e destinate a rendere sempre più visibile l’immagine dell’impotenza europea anche in altre parti del mondo, con il risultato di accrescere instabilità e insicurezza.

 

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