Messaggio del Presidente dell’UEF-Francia in vista del Congresso nazionale dei federalisti francesi
L’UEF-Francia terrà il suo congresso statutario a Lione il 27 gennaio 2007.
Vorrei che questo incontro fosse l’occasione per porci la sola domanda che valga la pena di porci oggi: perché l’idea europea, per quanto bella, ha smesso di entusiasmare i giovani? Bisogna per forza riconoscere che le vie che ci sono attualmente proposte per rispondere al terribile problema posto dai no francese e olandese ci perdono nel deserto. Non emerge alcuna riflessione sul ruolo dell’Europa nel mondo. Non si dice nulla sulla sua responsabilità nelle crisi dell’ex-Jugoslavia o nella guerra in Iraq, legata alla mancanza di una diplomazia comune. Come stupirsi, in queste condizioni, del totale disinteresse dei nostri concittadini e dei “grandi” candidati alle elezioni presidenziali circa il progetto di bricolage del trattato costituzionale? Certo è necessaria una costituzione per l’Europa. Ma di quale Europa si parla: di quella di una grande idea che si è persa in compiti risibili che vanno dalla regolamentazione della caccia agli uccelli migratori alle regole della pesca alle vongole, oppure di quella che saprà dare a un potere federale competenze in materia di moneta, difesa, diplomazia? Il professor Quermonne ha giustamente sottolineato (in Confrontations Europe n. 76) che “è in riferimento alla mondializzazione e alla crescita della potenza dei paesi emergenti che deve caratterizzarsi oggi il progetto europeo”.
L’Unione europea attuale non è l’Europa che avevamo sognato e che sogniamo ancora. L’Europa divisa, è diventata quella “associazione dei misantropi” di cui Denis de Rougemont temeva la venuta. Dare alla Federazione una nuova e grande ambizione: questo deve essere l’oggetto delle riflessioni al congresso di Lione. Questa ambizione deve basarsi su tre pilastri: indipendenza, cioè differenziazione e talvolta opposizione nei confronti degli Stati Uniti; rafforzamento della nostra posizione nel mondo; potenza, assicurando alle regioni vicine alla Federazione europea stabilità e prosperità. E’ un’Europa della volontà quella di cui abbiamo bisogno. L’eventuale ratifica del trattato costituzionale, in condizioni che restano da definire, risponde a questa sfida? Solo in parte, perché bisogna andare più in fretta e più lontano verso un patto federale, se necessario attraverso un nuovo trattato all’interno del trattato.
Possano i dibattiti del congresso di Lione permetterci di far emergere una linea politica chiara, sulla cui base possiamo essere in grado di svolgere appieno il nostro ruolo durante la campagna presidenziale interrogando i principali candidati sulla loro “visione europea”, ammesso che ne abbiano una.