Il problema (… ) al centro dell’integrazione europea, (è) lo scisma concettuale che c’è tra gli Stati membri. Tendenze contraddittorie e inconciliabili sulle visioni del futuro dell’Europa sono in rotta di collisione. Mentre per alcuni l’unica strategia da seguire per salvare il continente è quella di costruire gli Stati Uniti d’Europa, altri preferiscono sottolineare il fatto di aver aderito semplicemente ad un mercato comune. Questo profondo disaccordo sulla direzione che deve prendere l’Unione europea minaccia di porre fine al processo di integrazione europea, benché esso sia stato finora ricco di successi. Il consenso di fondo sulla politica di integrazione europea è un fatto del passato. Le discussioni sono formalmente sui testi dei trattati, ma il disaccordo profondo riguarda le visioni contrapposte sul destino dell’Europa. Se risulterà impossibile raggiungere qualche accordo sul futuro assetto politico del continente, l’Europa dei venticinque, e prestodi ancor più Stati membri rischia di avviarsi verso il declino e la disgregazione. Questo problema non può essere risolto finché non sarà stato apertamente dibattuto”.
Questa è la premessa da cui parte il rapporto Europe’s Strategic Responses, elaborato dal Centro studi della Fondazione Bertelsmann; esso costituisce la fonte di ispirazione delle linee guida del programma della presidenza tedesca nel prossimo semestre ed è stato presentato al forum internazionale organizzato nel settembre scorso a Berlino presso il Ministero degli esteri tedesco, cui hanno partecipato esponenti dei vari governi dell’Unione. Non è quindi una preoccupazione solo dei federalisti europei quella delle contraddizioni che sta vivendo la costruzione dell’Europa. Anche i leader politici e gli esponenti di governo più consapevoli conoscono bene questa verità. Ma le risposte che il rapporto Bertelsmann e il programma della presidenza tedesca forniscono sembrano poi non tenerne conto, e le proposte avanzate si collocano nella tradizionale linea di sviluppo graduale del processo europeo per sostenere la ratifica di un nuovo Trattato, la promozione di ulteriori integrazioni differenziate e in particolare di una difesa europea come se si volesse cercare una possibile mediazione fra visioni prima definite “contraddittorie e inconciliabili”.
Per i federalisti europei e in generale per tutti coloro i quali sostengono la necessità e l’urgenza di creare gli Stati Uniti d’Europa, è un dovere intervenire in questo dibattito ed esprimersi a proposito delle scelte che i governi intendono operare, per contribuire a chiarire le alternative di fronte alle quali ci troviamo. Queste alternative sono riconducibili a tre ordini di problemi, così riassumibili:1) non è sufficiente salvaguardare i trattati e l’acquis communautaire per garantire un futuro al progetto europeo; 2) gli Stati membri che mirano alla creazione degli Stati Uniti d’Europa non possono semplicemente per seguire l’obiettivo di una crescente integrazione reciproca, ma devono finalmente unirsi; 3) la creazione dell’esercito europeo non è una opzione reale se non si fonda uno Stato europeo.
I grandi cambiamenti che sono in atto sul terreno del nuovo ordine mondiale, delle sfide ecologiche e di quelle economiche, fanno pensare che per gli europei la possibilità di procrastinare le scelte stia per esaurirsi e che, per la terza volta a partire dal secolo scorso, si annunci per loro il momento di fare i conti con le conseguenze delle loro decisioni mancate. Le conseguenze del passato sono state due guerre mondiali. Per l’immediato futuro non è possibile prevedere sotto quali vesti si concretizzeranno gli effetti dei crescenti squilibri fra i diversi continenti in termini militari, ambientali, di benessere e giustizia. Gli europei possono limitarsi a mantenere solo l’Europa dei trattati, nell’illusione di essere risparmiati il più a lungo possibile dagli effetti delle prossime crisi. In questo caso è però facile prevedere che, al primo segnale di pericolo, ciascuno Stato cercherà di salvarsi da sé a discapito dei vicini, aggravando ulteriormente la situazione europea e quella internazionale. Oppure essi possono incominciare a costruire anche un’Europa fondata su un patto federale a partire dal gruppo dei paesi fondatori, con la Francia e la Germania in testa, per dar vita al primo nucleo di uno Stato federale europeo. Solo così si potrà garantire il futuro dell’Europa, ponendo le basi per creare il potere europeo indispensabile per provvedere alla sicurezza e allo sviluppo del nostro continente e per contribuire, insieme agli altri poli mondiali, ad impedire che l’anarchia internazionale prevalga.