Il continuo, drammatico aggravarsi della crisi del Medio Oriente, che rischia di estendersi ben al di là dei confini della regione, dimostra tutta la precarietà dell’attuale assetto internazionale, in cui solo gli Stati Uniti hanno il potere di intervenire o di non intervenire, sia per scelta deliberata che per impotenza o incapacità politica nelle aree più instabili del pianeta.
Sotto questo profilo è apprezzabile l’atteggiamento assunto dal governo italiano con l’esigenza espressa dal Presidente del Consiglio di riavviare le trattative di pace, collegandole al lancio di un piano d’aiuti per quell’area; come pure è giusta la sua denuncia circa la debolezza delle iniziative assunte dall’Europa, che in questa circostanza come in altre precedenti, ha messo in evidenza la propria impotenza. E’ necessario però ricordare che l’unica ragione dell’incapacità di agire dell’Europa sta nella sua divisione, per cui non ha senso chiedere che l’Unione parli con una voce sola, anziché con più voci discordanti, fino a che continua ad essere una mera confederazione di quindici Stati sovrani, ognuno dei quali tende inevitabilmente a porre i propri interessi nazionali davanti a quelli degli altri e quindi a scapito dell’interesse generale. Sperare che un’entità di questa natura possa esprimere una forte volontà unitaria e possa quindi esercitare un’effettiva influenza nello scacchiere medio-orientale (o in al tre zone del mondo) significa andare contro l’esperienza accumulata dal tempo. Questa è la ragione per la quale l’Europa è un gigante economico (anche se assai fragile) e un nano politico, ed è contraddittorio pretendere che essa faccia politiche forti con istituzioni deboli.
Da questa impasse si può uscire solo con un’iniziativa coraggiosa, che sgombri il campo dalle ambiguità dietro alle quali oggi si nasconde la volontà di non affrontare il trasferimento di sovranità all’Europa e che rimetta al centro del dibattito politico il problema della creazione di uno Sta to federale europeo. I federalisti invitano pertanto il governo italiano a mostrarsi all’altezza delle responsabilità storiche che gli derivano dal fatto di essere il governo di uno dei paesi fondatori della Comunità e a prendere, coinvolgendo gli altri paesi fondatori, l’iniziativa di creare in Europa un primo nucleo statuale federale, aperto all’adesione degli altri membri dell’Unione e dei paesi candidati, e capace di avere una propria politica estera e di difesa autonoma.
Pavia, 12 aprile 2002