Il Parlamento europeo è un’istituzione composta da 766 deputati eletti nei paesi membri dell’Unione europea. Ogni Stato elegge un numero di parlamentari tendenzialmente proporzionale alla propria popolazione (anche se c’è una sovra-rappresentanza dei paesi più piccoli).
Dalla sua istituzione nel 1951 (quando era l’Assemblea parlamentare della prima Comunità europea, la CECA) all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel 2009, il Parlamento europeo ha visto progressivamente aumentare i propri poteri (inizialmente limitati all’approvazione del bilancio comunitario), fino ad acquisire il potere di codecisione in tutte le materie di competenza dell’Unione, nel frattempo molto aumentate, in particolare con la nascita del Mercato unico e dell’Unione monetaria.
Oggi esso esercita in primo luogo un potere di controllo politico sulla Commissione, attraverso le interrogazioni e lo strumento della mozione di censura che può portare alle dimissioni dell’intera Commissione europea. Anche il bilancio dell’Unione deve ricevere l’approvazione da parte del Parlamento, che può eventualmente decidere di modificarne il contenuto, dando luogo spesso ad alcuni contrasti con il Consiglio (che è l’organo composto in modo paritetico dai rappresentanti dei governi dei paesi membri.
E’ proprio il rapporto con il Consiglio a segnare la differenza tra il Parlamento Europeo e un comune parlamento nazionale. Infatti il PE non gode dell’esclusività del potere legislativo; regolamenti e direttive europee, che sono i principali atti legislativi dell’Unione, sono soggetti ad un meccanismo di codecisione tra Parlamento e Consiglio. Ciò comporta una limitazione non indifferente del potere decisionale del Parlamento, che spesso deve scontarsi o è costretto alla ricerca di una mediazione col Consiglio che agisce attraverso una logica intergovernativa in cui spesso prevale l’interesse nazionale.
Nonostante ciò il PE gioca un importante ruolo in diversi settori che toccano direttamente la vita dei cittadini europei. Temi come le politiche agricole, la tutela della concorrenza, la tutela dell’ambiente, la tutela dei diritti fondamentali o la conclusione di accordi internazionali, vedono negli organismi europei, e quindi anche nel PE, la loro principale fonte giuridica.
La crisi economica che ha colpito l’Europa a partire dal 2009, ha fatto emergere un ulteriore limite del Parlamento. Se la crisi infatti ha messo a forte rischio la tenuta e la stabilità dell’Eurozona, è evidente che è emersa la necessità per l’area euro di dotarsi di un corpo legislativo proprio che intervenga sulle questioni che riguardano direttamente le problematiche della moneta unica. Attualmente invece il PE non prevede distinzioni tra i parlamentari dei paesi dell’Eurozona e quelli provenienti dagli altri paesi. Ciò significa che rappresentanti di paesi fuori dall’euro non interessati o tendenzialmente contrari ad una maggiore integrazione politica ed economica dell’Eurozona godono comunque della facoltà di intervenire ed influenzare le decisioni sulle politiche della moneta unica.
Affrontare e offrire soluzioni a questo problema sarà uno dei compiti decisivi su cui il nuovo Parlamento che uscirà dalle prossime elezioni è chiamato a pronunciarsi. E’ su questo terreno infatti che si giocherà la battaglia più difficile e più importante relativa all’avvio di un governo controllato dai cittadini e non più agli Stati, e quindi più efficace e più democratico, della moneta unica e della politica economica. Su questa tematica il nuovo Parlamento erediterà i primi iniziali passi compiuti da quello in scadenza: recentemente, infatti, si è espressa la Commissione per gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo che ha redatto un insieme di proposte volte a far sì che dalla prossima legislatura venga data la possibilità di costituire una commissione ad hoc per l’eurozona che quindi potrà riunirsi e decidere sulle questioni riguardanti non solo l’euro ma anche l’unione bancaria, il MES e il Fiscal Compact.
Mandare nel prossimo Parlamento europeo forze responsabili e deputati seri, in grado di capire le sfide in gioco e di dare un contributo costruttivo alla costruzione politica dell’eurozona, è una delle ragioni fondamentali per cui è importante votare in modo consapevole all’appuntamento elettorale del 25 maggio.