“Con la crisi delle ideologie tutto è diventato incerto [...] Non si sa più [...] quali siano le cause dello stato insoddisfacente della società attuale. [...] quale sia la società da costruire e con chi bisogna costruirla.” Già nel 1981 Mario Albertini identificava con chiarezza la crisi politica che stiamo vivendo.
Da un lato la democrazia, che è innanzitutto partecipazione politica e militante, oggi subisce i danni di un disimpegno civile irresponsabile, un’attitudine sociale che genera profonde lacune e vuoti di potere critici; dall'altro, pare totalmente assente uno sfondo teorico generale sul quale disegnare un percorso politico di lungo termine, dotato del fascino necessario per coinvolgere i cittadini e richiedere loro impegno, passione, coinvolgimento responsabile.
Il 5 Novembre 2016, nel centro storico di Pavia, un corteo fascista dai toni scuri e militari ha sfilato per le vie della città, in memoria di un attivista del MSI morto in un incidente stradale nel 1973.
La sera stessa è stato organizzato un presidio antifascista, luogo di incontro di tutte le forze politiche democratiche del territorio che si sono schierate con esplicito sdegno, opponendosi a quella marcia surreale e inaccettabile. La stessa rete politica si è ripresentata in centro il 13/11/16, manifestando pubblicamente e ribadendo ordinatamente le ragioni già espresse giorni prima.
Anche una delegazione della sezione locale della Gioventù Federalista Europea ha preso parte ai due eventi, onorando le sue origini antifasciste e la vocazione democratica.
Vengono spontanee alcune riflessioni: se da un lato il presidio ha manifestato la forza di un attivismo politico democratico, rilevante e variopinto, consapevole dell'assurdità dell'atto, dall'altro ha anche mostrato il volto di un diffuso atteggiamento generale: un certo settarismo di pensiero, legato ai principi delle ideologie del passato e a visioni oggi inattuabili, che ignora “quale sia la società da costruire e con chi bisogna costruirla”.
Oggi la militanza politica assume senso se e solo se cerca di fornire risposte ai grandi interrogativi del mondo globalizzato, dettati dall'interconnessione culturale e comunicativa e dall'interdipendenza commerciale ed economica del pianeta.
L'invito della GFE alle forze politiche democratiche ed antifasciste è questo: collaborare ad alimentare un dibattito in linea con le esigenze appena esplicitate, che possa spezzare i confini dell'interesse nazionale e valutare criticamente proposte politiche sovranazionali.
Per concludere con alcune parole ancora di Mario Albertini, “oggi si può parlare seriamente del federalismo, e dire che col federalismo teorico, secondo la lezione di Kant, si può pensare in termini politici il genere umano e non solo la propria nazione; e che, col federalismo militante, si può pensare la via per un nuovo impegno politico diverso da quello ormai fallimentare del passato.”