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La crisi economica, sommata a quella dei flussi migratori e alla minaccia del terrorismo, ha alimentato un sentimento di paura e frustrazione nell’opinione pubblica che la spinge a perdere fiducia nell’Unione europea, accusata di non essere in grado di dare  risposte efficaci ai problemi e alle ansie dei cittadini. Torna così in auge il mito della sovranità nazionale, spesso accompagnato dalla retorica populista e xenofoba. I risultati delle ultime elezioni in Francia, Polonia e Spagna, con il  forte aumento dei consensi ai partiti populisti lo dimostra.

Questo clima si ripercuote anche sull’azione degli stessi governi dei paesi membri dell’UE. La sospensione, pur presentata come temporanea, degli accordi di Schengen, decisa in queste settimane, ne è un esempio particolarmente pericoloso. Questi accordi prevedono l’abolizione dei controlli alle frontiere interne dell’Unione, in modo da garantire l’effettiva unificazione di tutto il territorio. In un continente dove fino a settant’anni fa la guerra era una costante nella vita delle persone, si tratta di una misura che ha avuto e che ha tutt’ora un significato molto forte. Se si aboliscono le frontiere e si consente ai cittadini di altri Stati di circolare in modo completamente libero, si sta affermando che non ci sono più differenze, si sta affermando che gli Stati europei non sono più chiusi nei propri confini nazionali pronti al conflitto ma che siamo tutti cittadini europei e che quindi la nazionalità di una persona non ha più importanza. Significa aver fatto un salto di qualità verso un’ Europa più pacifica e più ricca sia culturalmente che economicamente, un’Europa che si attrezza anche alle sfide della globalizzazione. Abolire Schengen vuol dire negare tutto questo, e vuol dire ricreare delle differenze fra persone che condividono lo stesso destino.

Per questo è importante difendere a tutti i costi Schengen e l’ideale di una Europa unita e pacifica. In Europa i federalisti si stanno mobilitando ovunque per sensibilizzare l’opinione pubblica, anche in vista del Consiglio europeo che si terrà nei prossimi giorni. E’ fondamentale che i cittadini capiscano che la vera causa delle di difficoltà che stiamo attraversando non è l’Europa, ma viceversa è l’assenza di una vera politica europea che si occupi a pieni poteri della questione. E’ la pretesa degli Stati nazionali di voler preservare la propria impotente sovranità che impedisce infatti di affrontare il problema. La soluzione è pertanto che i governi accettino di attribuire alla Commissione europea poteri e risorse per creare una guardia europea per il controllo delle frontiere esterne, inclusa una guardia costiera (evitando così di lasciare questo compito ai singoli Stati che non hanno risorse sufficienti), e che si accordino per superare il Trattato di Dublino ormai obsoleto rispetto alla realtà, creando un unico sistema di asilo europeo e di legalizzazione dell’immigrazione.

Fare tutto questo implica anche prendere atto del fatto che nell’Unione europea non possiamo più rimandare il passaggio all’unione politica. L’Italia, sotto questo aspetto avrebbe tutti gli interessi ad essere capofila, ed è importate che ce ne rendiamo conto: infatti, prima nascerà un vero governo europeo, e prima sarà possibile garantire la stabilità economica, la sicurezza e la democrazia ai cittadini europei.

 

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